Echinococcus granulosus

Echinococcus granulosus

L’Echinococcosi/Idatidosi (EI) rimane tuttora uno dei maggiori problemi sanitari in campo medico e medico veterinario in Italia ed in molte aree del mondo. Nel 2010 in Campania ha preso il via il Progetto: “Controllo e riduzione della Echinococcosi/Idatidosi nelle popolazioni animali e prevenzione della patologia umana correlata” (EchinoCamp1000) con l’obiettivo di delineare il quadro epidemiologico regionale ed il ruolo di alcune specie animali nella catena epidemiologica di questa parassitosi nella nostra regione. Le attività di progetto erano ripartite in una serie di azioni: 1) informazione, divulgazione, educazione sanitaria; 2) trattamento dei cani negli allevamenti ovini e caprini; 3) diagnosi precoce di Echinococcosi Cistica nell’uomo (proprietari, familiari ed operatori di allevamenti ovini). Il progetto prevedeva di svolgere le attività di cui sopra (soprattutto i punti 2 e 3) in 1000 allevamenti ovini (allevamenti indice), di cui 500 con animali sospetti di infezione da EI (FASE 1) e 500 con animali sicuramente parassitati (FASE 2). Il progetto ha previsto anche l’attivazione di una questionnaire survey rivolta ai medici di famiglia ai quali è stato sottoposto un breve questionario per raccogliere notizie relative a casi di pazienti positivi ad EI. Per una serie di difficoltà di carattere territoriale è stata svolta solo la FASE 1 del progetto.
In tutti i casi i risultati emersi hanno evidenziato che l’EI è una parassitosi notevolmente diffusa in Campania con valori di prevalenza negli animali (ovini e cani) e valori di incidenza nell’uomo tra i più elevati d’Europa.
Alla luce di questi risultati e vista l’importanza dell’argomento, si propone il prosieguo del progetto EchinoCamp1000 – FASE 2, svolgendo le attività in allevamenti ovini sicuramente positivi a EI. In aggiunta, al fine di meglio definire le fonti di rischio di infezione per l’uomo, appare importante controllare le verdure e gli ortaggi destinati al consumo umano (autoconsumo e/o vendita) coltivati nelle aziende con allevamenti ovini sicuramente positivi e/o nelle vicinanze.
Tutto questo consentirebbe di acquisire quell’indispensabile contributo di conoscenze ed esperienze necessarie per definire le strategie su cui basare un efficace piano di controllo per la EI da applicare a livello regionale ed eventualmente a livello nazionale.

Il parassita - Echinococcus granulosus (dal greco echìnos: guscio spinoso e cóccos: granello) è un piccolo cestode, a diffusione cosmopolita, di colore biancastro, di 2-7 mm di lunghezza. Lo scolice presenta 4 ventose e un rostello armato con una doppia corona di uncini. Il corpo (strobila) è generalmente costituito da 3 o 4 proglottidi, di cui l’ultima molto grande e gravida (ripiena di uova). Ad oggi sono stati descritti diversi genotipi di E. granulosus, alcuni dei quali recentemente assurti a specie.

Elementi di disseminazione AE - Proglottidi gravide contenti le uova; queste sono sub-sferiche, di 30-50 x 22-44 µm, provviste di un embrionoforo a palizzata che racchiude l’embrione esacanto (oncosfera). Le uova E. granulosus sono morfologicamente indistinguibili da quelle delle diverse specie di Taenia dei carnivori. Le uova possono essere disseminate libere o all’interno delle proglottidi gravide.

Ospiti definitivi e localizzazione - Intestino tenue di cane ed altri canidi (in Italia, lupo e forse volpe).

Ospiti intermedi e localizzazione - Diversi organi (in particolare fegato e polmoni) di ovino, caprino, bovino, bufalo, suino, lagomorfi, equidi, ruminanti selvatici, nonchè uomo ed altri primati in cui si sviluppa la forma larvale (metacestode) sottoforma di cisti idatidea o idatide (dal greco ùdatos: acqua). Questa è di forma sferica, cava, fino a 20 cm di
diametro (se localizzata in fegato e/o polmone) o di dimensioni maggiori (se localizzata in cavità addominale), circondata da una parete costituita da 3 membrane (dall’esterno verso l’interno: avventizia, cuticolare e proligera o germinativa) e contenente liquido idatideo, sabbia idatidea, capsule proligere, protoscolici ed eventualmente cisti figlie.

Infezione - Gli ospiti definitivi (es. cane) si infettano ingerendo visceri di ospiti intermedi contenenti le forme larvali (cisti idatidee). Gli ospiti intermedi si infettano ingerendo le uova del parassita (che resistono nell’ambiente per lunghi periodi) eliminate dagli ospiti definitivi.

Ciclo biologico - Indiretto. Il parassita adulto, ermafrodita, rilascia le proglottidi gravide che vengono eliminate nell’ambiente esterno con le feci dell’ospite definitivo; qui le proglottidi si aprono liberando le uova che vengono ingerite dall’ospite intermedio. Per azione dei succhi gastrici, le uova schiudono liberando l’embrione esacanto che attraversa la mucosa intestinale e per via linfoematogena raggiunge la localizzazione elettiva. In queste sedi si ha la formazione della forma larvale, la cisti idatidea. Il ciclo si conclude con l’ingestione di organi degli ospiti intermedi contenenti la cisti idatidea da parte di un ospite definitivo in cui il parassita si sviluppa fino a cestode adulto a livello intestinale.

Sintomatologia - Nel cane e negli altri ospiti definitivi l’infezione (echinococcosi) decorre solitamente in modo asintomatico o paucisintomatico. Solo in caso di infezioni massive associate alla presenza di altri parassiti si possono osservare sintomi quali dimagramento, diarrea e disidratazione. Negli animali ospiti intermedi l’infezione (echinococcosi cistica o idatidosi) presenta decorso solitamente subclinico, soprattutto se le sedi colpite sono quelle epatica, polmonare o renale; sono possibili manifestazioni cliniche nel caso in cui le cisti presentino localizzazioni ossee o a livello di sistema nervoso centrale. Nell’uomo l’infezione ha quasi sempre conseguenze cliniche; se l’idatide si localizza a livello di fegato o polmone provoca distensione addominale e disturbi respiratori, rispettivamente. La rottura della cisti può portare all’infezione in numerosi distretti del corpo fino ad un letale shock anafilattico.

Diagnosi clinica - La sintomatologia clinica non è indicativa. Nell’uomo, la diagnostica per immagini (ecografia, radiografia TAC) risultano metodiche essenziali nella diagnosi della malattia.

Diagnosi post-mortem - Alla necroscopia degli ospiti definitivi si osservano enterite catarrale a carico del duodeno e del digiuno con presenza di muco giallo-verdastro, nonché la presenza di numerosi parassiti adulti tra i villi intestinali. Negli ospiti intermedi si evidenziano cisti idatidee di dimensioni diverse ed a vari stadi evolutivi e/o degenerativi nei vari organi parassitati.

Diagnosi di laboratorio - Nell’ospite definitivo (es. cane) è possibile effettuare esami copromacroscopici per l’evidenziazione dei parassiti adulti (eliminati a seguito della somministrazione di tenifughi, come il bromidrato di arecolina). Gli esami copromicroscopici per la messa in evidenza delle uova non sono indicativi in quanto le uova di Echinococcus sono morfologicamente indistinguibili da quelle delle diverse specie di Taenia dei carnivori. È possibile anche eseguire tecniche immunologiche che si basano sulla ricerca dei coproantigeni, o tecniche molecolari. Nell’uomo, per il rilievo della idatidosi, i metodi diagnostici utilizzati più di frequente comprendono test sierologici e molecolari.

Terapia - Praziquantel per gli ospiti definitivi; questo antielmintico non agisce sulle uova del parassita e pertanto le feci emesse nelle 24 ore dopo il trattamento devono essere accuratamente distrutte mediante incenerimento. I benzimidazolici, di regolare utilizzo contro le infezioni da nematodi gastrointestinali nei ruminanti, provocano la sterilizzazione delle cisti idatidee negli ospiti intermedi. Nell’uomo l’idatidosi viene trattata, in base alla localizzazione allo stadio evolutivo della/e ciste/i, con la PAIR o asportazione chirurgica della cisti.

Profilassi - La profilassi si basa su una serie di azioni che hanno come fine ultimo quello di impedire il completamento del ciclo biologico del parassita: trattamento di tutti i cani a rischio, distruzione degli organi parassitati, controllo delle macellazioni clandestine, lotta al randagismo, educazione sanitaria. È in fase di sperimentazione un vaccino per la prevenzione dell’infezione negli ospiti intermedi.

Rischio per l’uomo - La echinococcosi-idatidosi è una delle più temute e importanti zoonosi ed ancora oggi in Italia sono segnalati centinaia di casi l’anno. L’uomo, come gli altri ospiti intermedi, si infetta mediante ingestione di uova di E. granulosus (eliminate dal cane) che essendo molto resistenti nell’ambiente esterno possono contaminare alimenti, terreno ed acqua per lungo tempo. L’uomo è anche sensibile ad Echinococcus multilocularis, cestode diffuso in tutto l’emisfero boreale, in particolare nord e centro Europa e su tutto il versante nord dell’arco alpino. Esso è simile ad E. granulosus e presenta come ospite definitivo la volpe (ma anche cane, gatto e carnivori selvatici) e come ospiti intermedi micro-roditori ed uomo in cui si localizza sottoforma di cisti alveolare a livello di fegato, polmone, cervello, muscolatura e linfonodi.

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Centro di Riferimento Regionale per le Malattie degli Animali Domestici (C.Re.San.)